La garanzia delle competenze

Leggi l'intervista su ICMQ Notizie n. 102

AICIS è stata tra le associazioni promotrici della norma UNI 11783:2020 nata per definire requisiti comuni di riferimento per la certificazione della figura professionale del Criminologo.

Prof. Terracciano, partiamo da questo primo importante obiettivo, raggiunto attraverso la pubblicazione della norma, e cerchiamo di capire quali sono le motivazioni che hanno spinto AICIS a farsi promotrice dell’avvio e del coordinamento dei lavori di normazione.
Le professioni non regolamentate, proprio perché nascono e si consolidano al di fuori di precisi parametri imposti dalla legge, si sviluppano spesso all’interno di un perimetro professionale poco definito. Le professioni codificate in ordini e collegi, viceversa, indicano con precisione l’area professionale di riferimento e le stringenti regole di accesso e deontologiche di esercizio. L’estrema latitudine che caratterizza le professioni non organizzate rappresenta da una parte una ricchezza, ma dall’altra include il rischio di confondere il mercato per la difficoltà di individuare con precisione le competenze specifiche che il professionista può mettere in campo.
Per quanto riguarda la professione del Criminologo (annoverabile tra quelle non organizzate ai sensi dell’art. 2229 cod. civ.) il rischio di confusione incideva ancora di più per una serie di fattori che brevemente voglio ricordare. Esistono ancora figure di tutto rilievo che, col vecchio ordinamento universitario, avevano conseguito il titolo della scuola di specializzazione in criminologia clinica. Tuttavia, per tali titolati, non c’era bisogno di un apposito albo, dato che si trattava di una specializzazione degli psichiatri e degli psicologi. Essendo un titolo riconosciuto in ambito giudiziario, solo gli specializzati si sentivano investiti della qualifica di criminologo, anche se lo stesso titolo poteva valere per altri versi per chi si occupava della materia in campo sociologico. La specializzazione è stata soppressa, ma a partire dalla fine degli anni ’90 c’è stata una fioritura di corsi di laurea, anche di classi diverse (sociologia, psicologia, diritto, ecc.) in criminologia o scienze criminologiche investigative: titoli di studio cui non corrispondeva però alcun paradigma professionale. A che albo professionale potevano puntare tutti questi laureati? Poi, probabilmente sulla scorta di un tale successo di questi percorsi in ambito accademico, ed anche – non nascondiamocelo - per la fascinazione che aleggia intorno alla materia, abbiamo visto una vera e propria esplosione di professionalità autodefinitesi come “criminologo” di diversa estrazione culturale, operanti in campi anche molto diversi (dagli analisti del crimine, ai cosiddetti criminalisti, fino ai commentatori mediatici). Per farsene un’idea basta fare una semplice ricerca sul sito social “Linkedin”, per riscontrare un migliaio di profili che riportano la qualifica di cui stiamo parlando.
Preso atto di questo, il primo obiettivo di AICIS è stato quello di “governare la frammentazione” attraverso la ricerca di quel minimo comune denominatore che potesse unificare competenze ed esperienze così multidisciplinari già in atto. Lo strumento è stato appunto la Norma UNI 11873/2020, da noi proposta e coordinata.

I lavori di normazione prevedono la partecipazione di diversi stakeholders per giungere ad una norma UNI che sia condivisa dalle parti rappresentative di riferimento. Quali altri rappresentanti hanno partecipato attivamente con AICIS al tavolo di lavoro UNI CT 006/GL 25?
Proprio per le ragioni che ho illustrato prima, la partecipazione di stakeholders al tavolo della pre-normazione è stato di fondamentale importanza. Abbiamo avviato un processo che prendesse in considerazione tutte le osservazioni ed i suggerimenti che sono pervenuti al tavolo dei lavori per giungere alla soluzione più condivisa possibile. Su questo lungo percorso, che ci ha impegnati per circa quattro anni, abbiamo potuto lavorare all’unisono con Federpol (federazione degli investigatori privati) e con AIPROS (Associazione di Security Manager), ma è stata fondamentale anche la partecipazione di personaggi di grado elevato appartenenti alle forze dell’ordine nonché la partecipazione di Risk Control, una società di cyber security e digital forensics che ha allargato i nostri ragionamenti sulle importanti fenomenologie che si muovono nel mondo digitale. Infine, la presenza costante di ICMQ attraverso la Business Unit CERSA ci ha consentito di comprendere a pieno forme, percorsi e modalità, con un’ottica già puntata sui successivi processi di certificazione.

Chi è il Criminologo professionista secondo la norma UNI ed in quali ambiti opera?
Innanzitutto, dobbiamo ricordare che si tratta di una professione intellettuale, il che esclude la possibilità di certificare tutte le figure che operano solo sul piano tecnico.
Secondo la norma, il Criminologo è colui che studia il fenomeno criminale (cioè chi analizza il crimine, nel suo impatto individuale e sociale, cercando di comprenderne l’evoluzione, le cause e/o i rimedi), nonché colui che studia i mezzi scientifici e investigativi per la ricostruzione dei fatti criminosi e per l’attribuzione delle relative responsabilità.
Si tratta di una definizione di tipo inclusivo, che mette insieme le diverse anime della professione.

Prof. Terracciano, qual è la visione di AICIS sul futuro di questa professione e quali benefici può portare la certificazione del criminologo per il settore?
Abbiamo pensato alla necessità di una norma UNI sulla professione (ma, del resto, è la stessa legge 4/2013 a suggerirlo) e conseguentemente alla possibilità di certificare i professionisti, nell’intento di dare un futuro più certo a questa professione.

L’analisi criminale, l’applicazione di strumenti idonei a condurre l’indagine criminale specialmente di natura difensiva, la richiesta di analizzare l’andamento di devianza e criminalità nei centri urbani allo scopo di elaborare politiche di prevenzione, tutto questo, offre un ottimo terreno di espansione per questo tipo di carriera.
Dobbiamo osservare che oggi vige una logica per la quale tutti sono liberi di offrire delle prestazioni sul mercato, ma l’utente (quello che la legge definisce come consumatore) non ha sempre gli strumenti per verificare se dietro ad un vantato titolo esista realmente una professionalità adeguata.
La certificazione svolge appunto questa funzione di garanzia. Mi affido ad un paragone: facciamo l’ipotesi che per guidare un veicolo non sia più necessaria la patente perché, con una ventata di liberalizzazione assoluta, si dà la possibilità a ciascuno di autodichiararsi abile alla guida. Bene, anche in questo caso un imprenditore dei trasporti, prima di affidare a qualcuno uno dei suoi TIR, sarebbe più tranquillo se quel qualcuno esibisse una certificazione della sua abilità alla guida.
Ecco, per dirla in breve, la certificazione fungerà come una sorta di patente non governativa.
Per quanto riguarda AICIS, la qualità dei professionisti iscritti è la prima regola. E’ per questo motivo che organizziamo eventi riconosciuti da ICMQ - CERSA che i nostri corsi li valuta e li promuove al fine del riconoscimento dei crediti formativi per i professionisti certificati.
Insomma, la missione dell’associazione non si è certo conclusa con la pubblicazione della norma UNI e non si concluderà con la certificazione dei professionisti, ma continuerà la propria azione per supportali in un costante aggiornamento formativo necessario al mantenimento di un alto livello di conoscenze e competenze e della certificazione stessa.

Leggi l'intervista su ICMQ Notizie n. 102

indietro